L’ambivalenza del Pharmakon: come emblema della magia

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Ambivalenza del Pharmakon

L’ambivalenza del Pharmakon è ben descritta nel suo significato, il quale vuol dire contemporaneamente sia cura sia veleno. Si tratta di un’ambiguità voluta poiché la giusta dose risiede nell’equilibrio.

Il Pharmakon può simboleggiare diversi aspetti, ma si inserisce perfettamente nel concetto di magia. Questo perché la pratica assume dei risvolti diversi in base a chi la esercita.

Come sempre i greci ci hanno dimostrato di conoscere a fondo le personalità umane e, soprattutto, di sapere come un essere umano possa erigersi a nobili principi così come defluire in sordidi misfatti.

 

Ambivalenza del Pharmakon rispetto la magia

Ambivalenza del Pharmakon

 

Cosa può essere più ambivalente di una parola che significa cura e veleno allo stesso tempo? La magia è suddivisa in colori e viene fatto per comodità non perché sia così nel pratico.

La fonte della magia è la stessa, sebbene sia la destinazione a cambiare. Per questo motivo, troviamo scritto i rituali per la magia bianca, nera, verde e rossa.

Perciò, il potere della magia non cambia, a variare è l’intenzione che mettiamo nel risultato.

Un sentimento di vendetta ci farà eseguire un rituale di magia nera, mentre un’emozione collegata all’amore (o meglio al possesso) ci farà propendere per un incantesimo di magia rossa.

In questo senso si inserisce l’ambivalenza del Pharmakon, il quale sottolinea come una radice possa diramarsi verso un’azione benevola o malevola.

Una contrapposizione tra bene e male sorretta da un equilibrio precario e scivoloso. Pertanto, una medicina che nasconde al suo interno una componente velenosa, pronta ad attecchire.

Magia è consapevolezza

Concentrazione e consapevolezza

 

Al giorno d’oggi è difficile riprendere i concetti che hanno dato vita alla magia, poiché manca quella capacità di ascolto che ha lasciato spazio al linguaggio.

Non a caso, i druidi non lasciavano nulla di scritto dato che la scrittura poteva dare adito a fraintendimenti. Perlopiù, le formule magiche dovevano essere recitate a voce con le giuste sonorità.

In tal senso, le parole diventano ambigue e finiscono per essere male interpretate. Quindi, per fare un rituale c’è bisogno di concentrazione e consapevolezza per andare a toccare quei confini invisibili che smuovono le energie sottili.

In sostanza, lasciamoci guidare dall’equità del Pharmakon, il quale di volta in volta ci suggerirà le giuste coordinate affinché non cadiamo vittime dell’eccesso o dello zelo.

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