Domande sulla divinazione e le relative risposte
Le domande sulla divinazione poste dai meno esperti sono diverse e si riferiscono nello specifico all’arte e a chi la pratica. Secondo la comunità scientifica l’arte divinatoria rientra fra le pseudoscienze, i religiosi la collocano all’interno della sfera magica-religiosa-spirituale mentre per alcuni sfiora le soglie della parapsicologia andando a connettersi quasi alla dimensione mistica.
Domande sulla divinazione
Per quale motivo si pratica la divinazione?
Per conoscere l’ignoto e svelare il futuro: questa è l’essenza dell’arte divinatoria. La divinazione è il tramite del soprannaturale o il divino con l’essere umano. Per mezzo di una richiesta di informazioni o di intercessioni la figura umana si approccia all’arte divinatoria. E lo fa attraverso una persona capace di comunicare con l’aldilà. Colui che pratica l’arte divinatoria è l’indovino o il vate mentre chi si rivolge al professionista è chiamato consultante.
La pratica divinatoria viene espressa tramite rituali, presagi, simboli o la lettura di segni da cui si possono ottenere delle rivelazioni o predire un dato futuro. Il sinonimo di divinazione è mantica: l’arte antica svolta dagli indovini, i quali rivelavano il futuro secondo la lettura o l’interpretazione di sogni o altri eventi naturali.
Quali sono le qualità dell’indovino?
Il vate deve essere una persona ricettiva ed empatica, in grado di connettersi con una certa rapidità e facilità con le forze soprannaturali. Di solito, chi si rivolge all’indovina è alla ricerca di risolvere un problema o di contrastare una crisi.
Il vate agisce nella sua arte divinatoria per rispondere al quesito anche se a volte la risposta può giungere in maniera enigmatica. Solo la capacità di ragionamento permetterà di scoprire quale suggerimento è dato dall’entità virtuale.
Alla risposta potrebbe seguire un’azione da compiere da parte del consultante. Potrebbe essere un sortilegio, un rito, una preghiera o un’offerta grazie alla quale l’entità potrà procedere a soddisfare la richiesta.
Come distinguere le varie arti divinatorie?
La classificazione originaria suddivide le pratiche divinatorie in due gruppi:
- induttiva: si interpellano segnali o eventi come la lettura delle carte, la posizione delle nuvole, eccetera.
- intuitiva: quando le risposte vengono percepite dall’indovino grazie all’intercessione di un’entità soprannaturale, come nel caso dei medium, dello sciamano o nell’interpretazione dei sogni.
Un’altra suddivisione in tempi odierni fu fatta dallo psicologo statunitense Julian Jaynes, il quale suddivise la divinazione in differenti categorie:
- spontanea: quando la divinazione arriva da qualsiasi coincidenza o percezione che possa assumere la forma di una risposta dall’indovino (la forma generalizzata di divinazione);
- sortilegio: quando si estrae a sorte un oggetto e tale elemento fornisce la risposta (per esempio le carte dei tarocchi);
- presagi e scrittura: quando la concatenazione di eventi fornisce un risultato interpretabile per l’indovino;
- auguri: quando si valutano delle possibilità in base alla forma o alla posizione, per esempio lo studio delle interiora degli animali sacrificati.
Le domande sulla divinazione hanno un fondamento scientifico?
Ci sono molte critiche riguardo la divinazione e chi la pratica: in particolare riguardo alla loro efficacia reale. Già Cicerone nella sua opera più celebre “De divinatione” criticava aspramente le pratiche divinatorie considerandole false e fallaci.
Il Cristianesimo ostacola l’arte divinatoria sostenendo che solo Dio può conoscere la verità. La bibliomanzia è praticata più nel Protestantesimo e prende spunto dall’Ebraismo.
Si tratta di una tecnica per cui leggendo a caso un versetto della Bibbia si può ottenere una risposta riguardo una questione che ci assilla, come una sorta di sortilegio.
Ma chi la pratica sostiene che la divinazione è una comunicazione introspettiva con l’inconscio. Facciamo un esempio per chiarire il concetto. Interpello i tarocchi in cerca di una soluzione a un problema. Tramite la posizione delle carte leggo il messaggio segreto.
La soluzione ottenuta non è altro che il ragionamento fatto a livello inconscio. Se avessi riflettuto al problema non avrei trovato la soluzione perché lo avrei fatto solo in modo razionale. La risposta si nascondeva nel profondo però, ossia a livello inconscio.
Attraverso un metodo empirico la risposta arriva e non perché sia intervenuta chissà quale entità soprannaturale ma perché ho zittito la razionalità e ho ascoltato l’inconscio.
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