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La teurgia è una pratica magica attraverso le divinità che veniva esercitata nell’età tarda antica e richiama la filosofia neoplatonica. Il nome teurgia deriva dalla composizione di due parole greche: theos, che significa Dio ed ergon che significa opera.

La pratica era perlopiù esercitata dai Caldei, una popolazione di origine semitica che spesso è stata confusa con gli Assiro-Babilonesi, sebbene fossero una società a parte.

Nell’antichità questa popolazione era famosa per le conoscenze in ambito dell’astrologia, le scienze occulte nonché la loro predisposizione naturale a presentarsi come abili indovini.

La loro testimonianza più alta in fatto di sapienza dell’occulto è raccolta nei famosi ‘Oracoli Caldaici’ in cui viene data alla Dea Ecate un ruolo di estrema rilevanza.

Teurgia: origine e significato

 

La teurgia rientrava nella categoria delle scienze occulte poiché si designava la capacità di entrare in contatto non solo con le divinità ma anche con le forze demoniache.

Si insinua all’interno della corrente filosofica del neoplatonismo, nel periodo del tardo ellenismo, attraverso i filosofi Porfirio, Giamblico e Porfio.

Il contatto con il divino e demoniaco era inteso con una finalità specifica. Infatti, la pratica portava alla trasmutazione dell’anima, o se preferiamo, alla sua purificazione spirituale.

Ciò si otteneva solo affrontando delle tecniche e dei rituali piuttosto complessi. Erano proprio le divinità a fungere da tramite nella purificazione dell’anima del teurgo. E ci riuscivano solo tramite i rituali capaci di rendere familiari i teurghi alle divinità.

Questa forma di magia veniva esercitata solo sui soggetti più semplici, poiché agli uomini saggi era fondamentale affidarsi a una catarsi filosofica e razionale. Questo pensiero era perlomeno sostenuto dai filosofi sopra citati.

 

praticare la teurgia

 

La filosofia dietro la pratica teurgica

 

Secondo la filosofia della pratica teurgica il mondo era rappresentato dall’Uno intellegibile. La sua manifestazione si palesava attraverso un universo predisposto in piani.

Per unificarsi a quest’uno autentico, l’uomo doveva purificarsi e attraversare tutti i piani spirituali per fondersi con l’Uno intellegibile. Per riuscire nell’intento il teurgo si doveva sottoporre a complessi e continui rituali magici.

Alla base, quindi, possiamo indicare tre principi fondamentali:

  • simpatetico;
  • analogico;
  • simbolico.

Il principio simpatetico indica che le pratiche svolte sono fatte seguendo uno schema predeterminato. In questo modo, si risponde a un modello congruente all’atmosferica spirituale che ci circonda.

In concomitanza, il principio analogico sottolinea che le azioni svolte dall’uomo hanno un rapporto di somiglianza e corrispondenza con il cosmo. La loro comparsa ne disegnano la stessa esistenza.

Infine, il principio simbolico stabilisce la connessione tra il materiale e il trascendentale. Scovare questo trait d’union vuol dire dispiegare la forza del divino.

Attraverso la potenza dei simboli insiti nelle divinità il teurgo fa sì che queste entità agiscono utilizzando il suo corpo come  mezzo di comunicazione con il mondo materiale.

Perciò, sfruttando questi tre principi essenziali, il teurgo completa l’enosis, ovvero la fusione con l’Uno e con le sue declinazioni divine. Diventa uno strumento in mano alle divinità, le quali possono esercitare i loro influssi sugli uomini.

rituali per richiamare le divinità

 

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