Articoli

Gli Oracoli Caldaici sono un’opera perduta composta in esametri da Giuliano ‘Filosofo e Caldeo’ e dal figlio Giovanni il Teurgo. L’opera risale al 150 d.C. ed è strettamente connessa alla pratica teurgica.

Tali versi frammentari contengono delle rivelazioni divine e si avvicinano alle filosofie neoplatoniche, condite da aspetti esoterici, magici e, in grande parte, ermetici.

Focus sulla filosofia caldea

 

Secondo i Caldei, il mondo a livello spirituale è diviso in piani e trascende dalla dimensione materiale. In sostanza, la dimensione materiale è quella che appartiene agli uomini, la dimensione spirituale è quella che appartiene alle divinità.

Al vertice del piano superiore risiede l’Uno, l’ineffabile. Sotto di lui esistono tre piani concatenanti sorretti dal Padre intellegibile, la Potenza e il Pensiero.

A seguire, un mondo intellegibile e uno intellettuale. Il primo presenta la triade: iyunge (potenza intuitiva e conoscitiva) formata dalla messaggera del Padre, i vincoli radunatori e gli dei che presiedono le iniziazioni empiriche, eteree e materiali.

Il piano intellettuale, invece, si articola nella triade detta dei ‘Padri governatori del Cosmo’, di Ekate o Anima Mundi (dea dei passaggi), e un Intelletto demiurgico, il quale coglie gli intellegibili tramite l’intelletto.

Sotto altri piani si dipanano in forme sempre più complesse e articolate. Ma per riassumere possiamo dire che i Caldei venerano una triade composta da fede, verità e amore.

 

Filosofia caldea

 

Gli Oracoli Caldaici

 

Gli Oracoli Caldaici creano un ponte tra il mondo materiale e quello divino. Ricordiamo sempre con la finalità di purificare l’anima e farla fondere con l’Uno.

Gli Oracoli in totale sono quarantadue e devono essere seguiti pedissequamente. Per completare il percorso bisognerà essere seguiti da un teurgo, l’unico in grado di connettersi con le divinità e allontanare i demoni.

Ricordiamo che la differenza fra magia, filosofia e religione in quel periodo storico non era così netta come oggi. Ecco perché negli oracoli compenetrano diverse figure come le divinità, i demoni, il simbolismo e i principi filosofici.

 

I primi dieci Oracoli Caldaici

Il primo oracolo afferma che l’anima irrazionale è l’immagine di quella irrazionale, pertanto una volta purificata ascende a un luogo visibile e compenetrato dalla luce.

Nel secondo oracolo si fa riferimento al corpo, anch’esso componente dell’anima e quindi parte da purificare.

L’anima come parte da trattenere e non lasciare andare è il tema del terzo oracolo. Bisogna fare attenzione a non lasciare andare lo spirito nel mondo invisibile fintantoché non è stato completamente purificato.

La particolarità del quarto oracolo è connessa al richiamo di abbandonare la conoscenza terrena che pesa come una zavorra nell’anima. Mentre il quinto oracolo esorta a ricercare quella parte dell’anima che per prima si è macchiata di non spiritualità.

Con il sesto oracolo si torna a contemplare l’intelletto, il quale va rivolto verso la conoscenza divina e non quella terrena. Il settimo oracolo pone l’attenzione all’uso dei nomi, i quali non devono essere travisati poiché all’interno contengono una grande potenza.

L’ottavo oracolo invita gli uomini a non farsi piegare dalle passioni mentre il nono oracolo parla della trottola di Ekate. Il suo rotolare è un’invocazione alle divinità.

Il decimo oracolo richiama il simbolo astrologico del leone e di conseguenza il pianeta a lui collegato: il sole.

 

Oracoli caldaici e piani dimensionali

 

Dall’undicesimo al ventesimo 

Gli Oracoli Caldaici continuano con l’undicesimo oracolo che sottolinea l’importanza teurgica per avere un’anima pura e libera. Con il dodicesimo oracolo si prende in considerazione la natura audace dell’uomo specie nel pensiero.

Ekate svolge un ruolo centrale di comunicazione con le divinità secondo il tredicesimo oracolo mentre il quattordicesimo oracolo invita ad ascoltare la vibrante voce del fuoco e della luce divina.

Dopo aver contemplato la luce divina arriva l’immagine o il simbolo, perciò secondo il quindicesimo oracolo non va evocata prima di questo passaggio.

Nel sedicesimo oracolo si avverte la presenza demoniaca che può manifestarsi come benevola. Cambio di registro per il diciassettesimo oracolo che torna a parlare della scintilla divina dell’anima umana, la quale deve tornare a fondersi con l’Uno.

Per esplicare il diciottesimo oracolo segui queste indicazioni: “Si rinserri l’abisso immortale dell’anima: tutti gli occhi completamente leva verso l’alto”. In sostanza, volgiamo lo sguardo verso la dimensione spirituale e non verso quella materiale.

Secondo i Caldei, l’anima ha una veste pneumatica (spirituale) e una superficiale, per questo il diciannovesimo oracolo precisa di non insozzare la parte spirituale con passioni o pensieri materiali.

Infine, il ventesimo oracolo suggerisce di trovare il Paradiso in cui vertono tutte le attività teurgiche.

 

invocazioni divinità

 

La penultima serie di Oracoli Caldaici

Il ventunesimo oracolo consiglia di fare attenzione ai demoni che abitano la Terra e che possono circuire gli umani. Si ripete, invece, il ventiduesimo oracolo sottolineando l’importanza di volgere lo sguardo verso il fuoco per salvare l’anima.

Mentre nel ventitreesimo oracolo c’è un ritorno di interesse nei confronti dei demoni, ma questa volta di quelli materiali. Nel ventiquattresimo oracolo viene riconosciuta l’importanza del Padre, il quale affidò agli uomini l’intelletto.

Pertanto, l’unico modo per entrare in connessione con il Padre è tramite l’intelletto. I dolori, secondo il venticinquesimo oracolo, sono distribuiti dai demoni.

Nel ventiseiesimo oracolo si ritorna al Padre, indicando il suo ruolo nel distribuire i vari simboli nelle anime degli esseri umani. Controverso il ventisettesimo oracolo, poiché afferma che chi si suicida compie una purificazione dell’animo.

Il ventottesimo oracolo definisce l’anima come immortale a differenza del corpo che ha un termine. L’affermazione del ventinovesimo oracolo è la seguente: “Il Padre non incute paura ma infonde persuasione”.

Cosa significa? Vuol dire che è una luce nel nostro cammino spirituale sempre pronto ad aiutarci a perseguire l’obiettivo. Il senso del trentesimo oracolo è che il Padre è l’essenza del tutto.

 

angeli e demoni

 

Le ultime indicazioni lasciateci dai Caldei

Il trentunesimo oracolo sostiene che l’intellegibile deve essere recepito con il fiore dell’intelletto e tramite la sensibilità. Nel trentaduesimo oracolo si invitano i fedeli a spingere l’anima al di fuori dal corpo così da essere finalmente liberi.

Il trentatreesimo oracolo suggerisce di velocizzare il processo di fusione con l’Uno, invece, il trentaquattresimo oracolo ritorna sull’importanza che riveste il fuoco sacro in ambito di comprensione.

L’uomo accoglie i pensieri divini con la voce sebbene siano solo pensieri e non parole pronunciate, questo sostiene il trentacinquesimo oracolo. A differenza, il trentaseiesimo oracolo punisce gli atei in oltranza ai loro discendenti.

La parola del trentasettesimo oracolo afferma: “Non contribuire ad accrescere il destino tuo bensì dominalo e lasciati governare solo da Dio”. Infatti, il trentottesimo oracolo sottolinea proprio come nulla d’imperfetto venga partito dal principio paterno.

Però, non dobbiamo accogliere l’Intelletto paterno prima di essere usciti dall’oblio e non aver ricevuto alcun simbolo, consiglia il trentanovesimo oracolo.

Nel quarantesimo oracolo si presenta la pietra mnizouris, di cui non si conosce la forma o il materiale, evidenziando il suo potere di offerta sacrificale ai demoni terrestri.

Gli ultimi due Oracoli Caldaici: il quarantunesimo oracolo suggerisce di imparare a riconoscere l’Intellegibile dato che sussiste fuori dall’intelletto. Il quarantaduesimo oracolo è alquanto criptico. In sostanza, dice che le iynges sono indicibili così come i pensieri del Padre, i quali possono essere compresi solo attraverso i simboli.

 

Per approfondire l’argomento, scegli queste letture:

La teurgia è una pratica magica attraverso le divinità che veniva esercitata nell’età tarda antica e richiama la filosofia neoplatonica. Il nome teurgia deriva dalla composizione di due parole greche: theos, che significa Dio ed ergon che significa opera.

La pratica era perlopiù esercitata dai Caldei, una popolazione di origine semitica che spesso è stata confusa con gli Assiro-Babilonesi, sebbene fossero una società a parte.

Nell’antichità questa popolazione era famosa per le conoscenze in ambito dell’astrologia, le scienze occulte nonché la loro predisposizione naturale a presentarsi come abili indovini.

La loro testimonianza più alta in fatto di sapienza dell’occulto è raccolta nei famosi ‘Oracoli Caldaici’ in cui viene data alla Dea Ecate un ruolo di estrema rilevanza.

Teurgia: origine e significato

 

La teurgia rientrava nella categoria delle scienze occulte poiché si designava la capacità di entrare in contatto non solo con le divinità ma anche con le forze demoniache.

Si insinua all’interno della corrente filosofica del neoplatonismo, nel periodo del tardo ellenismo, attraverso i filosofi Porfirio, Giamblico e Porfio.

Il contatto con il divino e demoniaco era inteso con una finalità specifica. Infatti, la pratica portava alla trasmutazione dell’anima, o se preferiamo, alla sua purificazione spirituale.

Ciò si otteneva solo affrontando delle tecniche e dei rituali piuttosto complessi. Erano proprio le divinità a fungere da tramite nella purificazione dell’anima del teurgo. E ci riuscivano solo tramite i rituali capaci di rendere familiari i teurghi alle divinità.

Questa forma di magia veniva esercitata solo sui soggetti più semplici, poiché agli uomini saggi era fondamentale affidarsi a una catarsi filosofica e razionale. Questo pensiero era perlomeno sostenuto dai filosofi sopra citati.

 

praticare la teurgia

 

La filosofia dietro la pratica teurgica

 

Secondo la filosofia della pratica teurgica il mondo era rappresentato dall’Uno intellegibile. La sua manifestazione si palesava attraverso un universo predisposto in piani.

Per unificarsi a quest’uno autentico, l’uomo doveva purificarsi e attraversare tutti i piani spirituali per fondersi con l’Uno intellegibile. Per riuscire nell’intento il teurgo si doveva sottoporre a complessi e continui rituali magici.

Alla base, quindi, possiamo indicare tre principi fondamentali:

  • simpatetico;
  • analogico;
  • simbolico.

Il principio simpatetico indica che le pratiche svolte sono fatte seguendo uno schema predeterminato. In questo modo, si risponde a un modello congruente all’atmosferica spirituale che ci circonda.

In concomitanza, il principio analogico sottolinea che le azioni svolte dall’uomo hanno un rapporto di somiglianza e corrispondenza con il cosmo. La loro comparsa ne disegnano la stessa esistenza.

Infine, il principio simbolico stabilisce la connessione tra il materiale e il trascendentale. Scovare questo trait d’union vuol dire dispiegare la forza del divino.

Attraverso la potenza dei simboli insiti nelle divinità il teurgo fa sì che queste entità agiscono utilizzando il suo corpo come  mezzo di comunicazione con il mondo materiale.

Perciò, sfruttando questi tre principi essenziali, il teurgo completa l’enosis, ovvero la fusione con l’Uno e con le sue declinazioni divine. Diventa uno strumento in mano alle divinità, le quali possono esercitare i loro influssi sugli uomini.

rituali per richiamare le divinità

 

Per approfondire l’argomento, ti consiglio queste letture: